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Genesi di un incipit

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L’incipit. Bel problema, anzi bella opportunità. Indovinare l’incipit è il primo tassello di un romanzo che funziona, anche se ci sono stati libri memorabili con inizi loffi. Però, come dimenticare gli incipit da antologia? Ve ne cito alcuni:
“ Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.” Indovinato? E’ Anna Karenina. Secco, feroce, definitivo.
“Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so.” Questo è Camus, Lo straniero. Da brivido. Che figlio è uno che parla così? Viene voglia di capirlo.
“È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un’ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie.”
Ok, questo lo conosciamo tutti, si tratta di Orgoglio e pregiudizio. La sentenza sulla condizione di scapolo vittoriano è solo il primo passo di un capolavoro di ironia e sagacia. Le romanticherie lasciamole alle scrittrici del XXI secolo. Jane Austen era affilata come la sua penna d’oca.
Be’, grazie, ci hai citato tre libri superlativi, mi direte. Già, a qualcuno bisogna pure ispirarsi…
Come mi sono regolata per questa mia prima prova? Ho preso in prestito una frase di Haruki Murakami (o Murakami Haruki, scegliete voi). Sì, quella sulla “vita che somiglia a una scatola di biscotti” non è di Forrest Gump, ma dello scrittore giapponese, che mi ha prestato anche la citazione sulla corsa. In “Love & the city” diventa una riflessione di Maddie.
Però ho anche un attacco alla Jane Austen. Ve lo proporrò in un altro romanzo. Almeno spero!